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27 ottobre 2011 4 27 /10 /ottobre /2011 14:19

Oggi i funerali del motociclista Marco Simoncelli.

Oggi più che mai, mi tornano in mente le parole che pochi giorni fa sono state usate per ricordare Steve Jobs, usando un suo stesso discorso.

Più affamato e meravigliosamente folle di così, non si può. 

 

“Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull’unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.
La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.
La mia terza storia è a proposto della morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”.

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie – che era là – mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

Stay Hungry. Stay Foolish."

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25 agosto 2011 4 25 /08 /agosto /2011 16:32

L’attore, cantante e illusionista statunitense divenuto "leggen…dario" per il ruolo di Barney Stinson nella serie tv How I Met Your Mother

Barney Stinson e la nuova comicità americana: sfida accettata!

Non basterebbe un video curriculum ben congeniato (episodio 4X14 The Possimpible, How I Met Your Mother) per spiegare quanto la nuova comicità americana possa essere spassosa e al tempo stesso indurre a fare importanti riflessioni sulle peculiarità di un certo tipo di uomo. Tutto merito di un personaggio ben riuscito? Probabilmente sì, ma bisogna ammettere che Neil Patrick Harris la sua bravura d’attore ce la mette tutta. Che cosa sarebbe stato, infatti, il donnaiolo Barney Stinson senza la passione per l’illusionismo di Neil? La nuova comicità americana, incarnata da questo personaggio televisivo, è una comicità pulita, priva di volgarità e, soprattutto, rivelatrice di tutti quei biechi trucchetti dei quali un uomo solitamente si serve per conquistare ingenue fanciulle. Barney è un concentrato di adorabile sfacciataggine. Nonostante abbia un suo personalissimo manuale (The Playbook) in cui raccoglie tutte le sue più efficaci tecniche di rimorchio, e abbandoni le ragazze in malo modo dopo averci passato la notte, Barney resta un personaggio positivo, con un'irresistibile faccia da schiaffi, sempre elegante nei suo completi di sartoria (Suit up! è il suo motto). La comicità di Neil Patrick Harris è proprio quella di Barney Stinson, indubbiamente il suo personaggio meglio riuscito, almeno finora perché la carriera di Harris si prospetta lunga e brillante. Barney è il classico sciupafemmine che tutte le femministe odiano dal più profondo del loro cuore (ma poi, inevitabilmente, finiscono a letto con lui) ed è il tipo di uomo che ogni maschio vorrebbe essere. O quantomeno vorrebbero avere come amico, per potergli fare da spalla durante una delle sue diaboliche tecniche di rimorchio e poter consolare le ignare ragazze sedotte e abbandonate da lui.

Il coming-out

Le capacità interpretative di Harris lo rendono assolutamente convincente e credibile nel ruolo di Barney, quasi come se l’attore stesse interpretando se stesso. Forse è questa la ragione per la quale ha destato tanto sconcerto e incredulità tra i fans la notizia della sua omosessualità: nel 2006, infatti, fa coming-out dichiarando di amare il collega attore David Burtka (che appare in How I met your mother nel ruolo di Scooter, ex fidanzato di Lily), con il quale ha recentemente avuto due gemellini, grazie all’aiuto di una madre surrogato, e che intende sposare presto. Ad ogni modo, lungi dall’essere un loser, come guest star sfoggia in Glee un’estensione vocale che non ci saremmo mai aspettati da lui: la sua esibizione in Dream on ha una carica canora ed espressiva davvero sorprendente.
Un artista dalle mille sfaccettature che sicuramente ha in serbo per noi ancora tante, piacevoli sorprese.

Neil Patrick Harris Shankbone 2010 NYC
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7 agosto 2011 7 07 /08 /agosto /2011 11:47

La vita dell'attrice, regista e produttrice cinematografica Jennifer Joanna Anastassakis (in arte Jennifer Aniston)

Biografia

Figlia di attori e con un padrino come Telly Savalas (Tenente Kojak), a 11 anni già frequenta la classe di teatro e arti figurative alla Rudolf Steiner School e il Metropolitan Museum of Art espone un suo quadro. Si diploma alla High School for the Performing Arts e recita in alcuni spettacoli teatrali che riscuotono poco successo. Dopo piccoli ruoli in varie fiction, nel 1993 debutta come protagonista nel lungometraggio horror Leprechaun, nel quale dimostra grande professionalità girando una scena di fuga nonostante una caviglia slogata. Poco dopo arriva la grande occasione: ottiene la parte di Monica nella serie televisiva Friends, salvo poi scambiarsi il ruolo con Courtney Cox (che aveva ottenuto il ruolo di Rachel Green) perché il personaggio le calzava meglio. Friends le porta soldi, fama e un rapporto d’amicizia con i colleghi di lavoro destinato a durare nel tempo: i sei protagonisti sciopereranno insieme per ottenere un compenso adeguato al successo della serie e Jennifer sarà madrina della figlia di Courtney. Nel 1995 è protagonista, insieme al collega di Friends Matthew Perry (Chandler), di alcuni sketch promozionali per Microsoft Windows 95. Nel 1998 compare con Quentin Tarantino nel videogioco Steven Spielberg’s Director’s Chair che simula la produzione di un film ideato da Spielberg. Nel 2000 sposa Brad Pitt, diventando la "bruttina" che è riuscita a farsi impalmare da uno degli attori più apprezzati dall’universo femminile. Purtroppo la coppia che fece sognare il mondo arriva al divorzio dopo soli quattro anni e mezzo. Nel 2006 debutta alla regia, dirigendo con Buchanan un cortometraggio ambientato in un pronto soccorso (Room 10) e partecipa all'evento benefico The 24 Hour Plays 2006, un laboratorio durante il quale sei commedie di dieci minuti sono scritte, provate e rappresentate in 24 ore. Protagonista di tante commedie nel ruolo di donne in preda a crisi sentimentali (Romantici equivoci, L’oggetto del mio desiderio, Ti odio, ti lascio, ti…, La verità è che non gli piaci abbastanza, Io & Marley), partner di Jim Carrey in Una settimana da Dio e Ben Stiller in …E alla fine arriva Polly, all’inizio del 2007 è, secondo Forbes, la decima donna più ricca dello spettacolo, con un patrimonio di 110 milioni di dollari. Ha vinto un Golden Globe (2003) come migliore attrice per Friends.

Foto

Inizialmente etichettata come non particolarmente bella, Jennifer è diventata una delle donne più amate dal pubblico maschile. L’attrice è spesso protagonista di servizi fotografici sulle riviste (Rolling Stones, Forbes, GQ), ma se vogliamo affidarci alla rete, possiamo trovare una grandissima quantità di fan foto su siti interamente dedicati a lei: Jenaniston.net, Anistoncenter.com, Jenniferanistonsource.com, Anistonavenue.com.

Jennifer Aniston and Steve Zahn on the Red Carpet for the tiff 08 prem
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